Survie

Guinea - 2006, 2007, 2009: si succedono i massacri, continua l’impunità

Comunicato di Survie

Publié le 12 ottobre 2009 - Survie

L’associazione Survie condanna con forza il massacro di lunedì 28 settembre a Conakry in Guinea e sostiene senza riserve i movimenti della società civile nella loro lotta per la democrazia e la giustizia. Survie denuncia l’indulgenza della diplomazia francese nei confronti delle atrocità commesse da molti decenni dai regimi guineani.

Più di 150 morti, oltre 1000 feriti, decine di stupri e di arresti: è il terrificante bilancio della repressione sanguinaria, messa in atto alla luce del sole dall’esercito guineano, del raduno pacifico organizzato a Conakry da movimenti della società civile guineana per manifestare contro il capitano golpista Moussa Dadis Camara, che si era rimangiato la promessa di non ripresentarsi alle elezioni presidenziali del gennaio 2010. Queste vittime si aggiungono a quelle dei movimenti sociali repressi nel 2006 e nel gennaio del 2007 con la stessa selvaggia determinazione da una soldataglia priva di scrupoli confortata da decenni di esercizio di un potere militare i cui crimini restano tuttora impuniti.

Allarmata dalla sorte delle popolazioni guineane e dal pericolo che il dispotismo trionfi ancora una volta sulle mobilitazioni che reclamano uno Stato di diritto in Guinea, l’associazione Survie:

1/ si mostra vigile sul ruolo svolto dalla Francia in questa crisi politica e denuncia la grande indulgenza della nostra diplomazia nei confronti delle atrocità commesse da molti decenni dai regimi guineani.

Dopo la rottura storica avvenuta all’indomani del referendum del 1958, un riavvicinamento franco-guineano attuato negli anni Ottanta ha condotto la Francia ad appoggiare militarmente e diplomaticamente il regime di Lansana Conté. La visita simbolica di Jacques Chirac nel 1999 a Conakry, poco dopo l’imbroglio elettorale che privò l’oppositore Alpha Condé della vittoria alle presidenziali, ha anche rappresentato un momento importante per un certo «rinnovamento» delle relazioni franco-guineane. Dopo l’ascesa al potere di Nicolas Sarkozy, la politica della «Françafrique disinibita», che si basa sulla difesa incondizionata di posizioni economiche acquisite (Gabon, Congo, Ciad…) o da conquistare (Libia, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Sudafrica...) ha posto la Guinea tra i territori di esplorazione per le imprese francesi.

Questo induce la nostra associazione a:

dubitare seriamente delle «pretese» pressioni esercitate dalla Francia sulla giunta guineana. La loro credibilità è stata ulteriormente indebolita dal fatto che Alain Joyandet si è recato quest’estate a Conakry per cercare di convincere Dadis Camara a non candidarsi alle presidenziali solo pochi giorni dopo essersi congratulato con il generale Abdel Aziz, che aveva messo in atto in Mauritania lo stesso scenario di Dadis Camara;

denunciare il ruolo svolto dagli emissari di una diplomazia parallela priva di mandato ufficiale, alla maniera del deputato Patrick Balkany, sostenitore dichiarato della candidatura di Dadis Camara alle presidenziali;

esigere la fine (e non la semplice sospensione) della cooperazione militare francese (2 milioni di euro l’anno, con 9 cooperanti a inquadrare gli ufficiali dell’esercito guineano, dal 2007) e la cessazione delle vendite d’armi francesi al regime;

chiedere ai parlamentari francesi di esigere che sia fatta luce sulla strategia condotta dalla diplomazia francese con il regime guineano e sugli aiuti forniti a quest’ultimo (cooperazione militare, economica, vendita d’armi, ecc.), in particolare dopo le atrocità del 2006;

2/ si propone com tramite per le rivendicazioni dei movimenti della società civile guineana, soprattutto in seno alle Forze Vive per esigere:

La fine della repressione dell’opposizione, caratterizzata secondo i testimoni oculari da centinaia di arresti nonché da sparizioni ed esecuzioni extragiudiziali;

il rilascio delle persone arrestate dai militari durante e dopo la manifestazione del 28 settembre;

l’apertura di un’indagine internazionale e di una procedura giudiziaria davanti ai tribunali internazionali per determinare le responsabilità nei massacri e perseguire i colpevoli, gli autori e i mandanti;

la conduzione da parte della comunità internazionale di un dialogo per creare l’opportunità di ricorrere all’intervento di una forza internazionale volta a proteggere le popolazioni dalle violenze dei militari e ad assicurare le condizioni per un processo elettorale libero e trasparente;

il rifiuto del mandato di mediatore attribuito al presidente burkinabé Blaise Compaoré, a sua volta coinvolto in un certo numero di conflitti sanguinosi che hanno afflitto la subregione (Liberia, Costa d’Avorio) e i cui trascorsi rivelano una consuetudine con i brogli elettorali nel proprio paese. I guineani propongono già alternative più credibili come Alpha Omar Konaré;

3/ esprime la sua inquietudine e vigilanza riguardo a:

 la volontà reale della comunità internazionale di agire per proteggere il popolo guineano, inquietudine rafforzata dall’impunità seguita agli eccidi del 2006 e 2007;

il ruolo delle multinazionali (minerarie e altre) impegnate in Guinea che possono, come in altre crisi verificatesi nella subregione, avere la tentazione di appoggiare o finanziare questa o quella parte purché sia in grado di continuare a garantire i loro profitti.

il ruolo, constatato dai testimoni dei massacri del 28 settembre, svolto da mercenari liberiani in seno o ai margini dell’esercito guineano, che riporta alla mente conflitti subregionali di infausta memoria.

Infine, preoccupata per le implicazioni che l’impunità guineana potrebbe avere negli altri paesi africani in un contesto di regressione dei movimenti di transizione democratica avviati negli anni Novanta, l’associazione Survie fa appello a un movimento di solidarietà e dialogo con tutte le società civili alle prese con la perpetuazione o il ritorno di regimi autoritari in Gabon, Congo, Togo, Mauritania e Niger.

Contatto stampa : Stéphanie Dubois de Prisque stephanie.duboisdeprisque(a)survie.org Tel. : 00 33 1 44 61 03 25

Tradotto da Manuela Vittorelli, Tlaxcala

http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=8951&lg=it

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